Julian Assange, fondatore di Wikileaks, entra nella moda con un brand tutto suo: in allestimento una rete di negozi in India e di e-commerce in Europa

No,  non è uno scherzo: Julian Assange, il giornalista fondatore di Wikileaks, è pronto ad entrare nel mondo della moda attraverso la  creazione di una linea ispirata proprio all’associazione che negli ultimi anni ha svelato non pochi segreti e retroscena della  politica internazionale. Lo ha rivelato uno stretto collaboratore di Assange, tuttora rifugiato nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, annunciando l’apertura di una serie di punti vendita in India destinati alla raccolta di fondi per accrescere la consapevolezza di quello che avviene nel mondo.

“L’India è uno dei paesi al mondo dove la conoscenza di ciò che fa Wikileaks è molto alta”, ha spiegato Olafur Signir Vignarvisson, rappresentante islandese di Wikileaks. “Julian Assange è davvero eccitato all’idea. La monetizzazione di Wikileaks servirà a raccogliere fondi, visto che sopravviviamo solo grazie alle donazioni dei volontari. Stiamo cercando dei partner in India che possano gestire le proprietà e trasformarle in luoghi di vendita, reali e virtuali”.

Negozi, e-commerce, crownfunding: ma in cosa consisterà lo “stile Wikileaks”? Al momento Vignarvisson non ha fornito dettagli. Probabile il lancio di t-shirt tematiche con frasi e slogan di contenuto politico, o  magari con alcuni dei segreti svelati al  mondo da Assange. O ancora,  capi e abiti estremamente vivaci, sgargianti, come i colori dell’arcobaleno. Ma  si  tratta semplicemente di congetture, di ipotesi. Per ora si sa solo che l’organizzazione avrebbe definito contratti con agenti per la distribuzione in vari paesi europei, tra cui non rientrerebbe ancora l’Italia.

Resta difficile, comunque, immaginare come un’organizzazione internazionale possa “improvvisarsi” designer di moda dall’oggi al domani, farsi capolino e poi affermarsi in un settore completamente estraneo  a quella che è la sua origine, la  sua estrazione, la sua stessa vocazione. C’è poi un problema di  natura etica: converrà davvero a  Wikileaks gettarsi  a capofitto nel mondo del  commercio, pur con la necessità impellente di monetizzare?  Non sarà  come snaturarsi, venalizzarsi, svilirsi? Tutti quesiti a cui sarà il tempo a fornire risposte. Soprattutto se, come pare,  il  lancio del marchio di  moda Wikileaks avverrà in tempi molto  stretti, di pari  passo con l’apertura di punti vendita in India e con lo sviluppo di una efficace rete di distribuzione in Europa.

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ultimo aggiornamento: 10 Marzo 2015 19:47


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